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Il ponte di pietre

e pelle d'immagini

Vincitore del bando I TEATRI DEL SACRO indetto da Federgat

di Daniel Danis

con Laura Nardi e Lino Musella

regia di Amandio Pinheiro

traduzione Gioia Costa

luci Marco Maione

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Da La Repubblica- Rodolfo di Giammarco:

 

La sempre più socialmente motivata rassegna "I Teatri del Sacro" ha in serbo oggi al Teatro Tor Bella Monaca Il ponte di pietre e la pelle di immagini di Daniel Danis, una delicata messa in scena dell' immaginazione di due bambini, Mung e Momo, venduti da genitori inconsapevoli a mercanti di schiavi, pur di salvarli dalla guerra. Tra i due nasce un' amicizia, un clima di nuova famiglia naturale, tra sogno e realtà. Laura Nardi e Lino Musella sono diretti da Amandio Pinheiro. 

Questa storia si svolge ai giorni nostri, nel cuore dei conflitti che travolgono quasi l’intero pianeta. Due bambini, Mung e Momo, vengono inconsapevolmente venduti dai loro familiari a trafficanti di schiavi, dietro la promessa di salvarli dalle guerre che distruggono i rispettivi paesi.

Nel XX secolo l’uomo ha fabbricato la guerra totale che inghiottisce, divorandole, società intere: donne e bambini inclusi. Davanti a questa morte, distruzione, annichilamento, i genitori non prendono la decisione di abbandonare i loro figli, la subiscono come inevitabile, come un gesto d’amore e speranza depositato nel loro futuro. 

Il lavoro duro, le umiliazioni, le lingue diverse non impediranno a questi bambini di sviluppare una fraterna amicizia, di continuare a sognare e inventare un mondo senza guerre.

Mung: porta con sé un telo di cuoio disegnato da sua nonna che serve a inventare storie senza parole; Momo porta con sé il tenace desiderio di trovare il posto ideale per costruire un ponte uguale a quello che la sua famiglia costruisce da generazioni.
Mung indovina le cose tramite i suoi sogni e guida Momo; incontrano altri sopravissuti; imparano a vivere insieme. 

 

Quella del canadese Daniel Danis é  una scrittura ricca di archetipi, di luoghi poetici riconoscibili da tutti indipendentemente delle origini culturali; ha un riverbero originale, arcaico, crudo, a volte ingenuo ma sempre poetico. 

Ci inspiriamo alla “land art” con elementi essenziali provenienti della natura, trasformati dall’uomo: come se l’uomo fosse vento o marea, capace di trasformare gli incubi nel paesaggio dei sogni.

Un omaggio alla generosità dell’infanzia, alla profondità del richiamo di quell’ esperienza originale che, a volte, fortunatamente, ritorna nella vecchiaia, perché come diceva Stig Dagerman “La vita è un viaggio imprevedibile tra due luoghi che non esistono.” 

 

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