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IL DIARIO DI IRENE BERNASCONI AL FESTIVAL DELL'ECCELLENZA AL FEMMINILE - 26 OTTOBRE 2025

  • causaacit
  • 7 giorni fa
  • Tempo di lettura: 2 min

Domenica 26 ottobre ore 16.00, alla Sala Mercato, Via del Monastero, 16149 Genova GE

il Festival dell’Eccellenza al Femminile XXI edizione


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IL DIARIO DI IRENE BERNASCONI

spettacolo con marionette a cura di Laura Nardi


È commovente, nella sua semplicità, la storia della giovane Irene Bernasconi, definita “la maestra che sfidò la malaria”, che nel 1915 decise di rispondere alla chiamata del Comitato delle Scuole dei contadini dell’Agro Romano e le Paludi pontine e si ritrovò a insegnare in una delle prime scuole rurali. A Palidoro, poco lontano da Roma, verso Fiumicino – “un posto dove non voleva andare nessuno”, dirà lei stessa –, la Bernasconi diventa direttrice e unica insegnate montessoriana della “Casa dei bambini”.

Lasciata Chiasso e la sua vita agiata, a soli 29 anni, Irene si trovò a combattere una vera battaglia per l’alfabetizzazione. Nel diario scritto giorno dopo giorno da Bernasconi, si evince la difficoltà ma anche la bellezza del suo lavoro. E nello spettacolo, l’attrice e regista Laura Nardi, anche straordinaria interprete affiancata da venti marionette, ripercorre l’anno che Irene trascorse nella scuola. Scrive Nardi: «Volevo ridare vita al complesso incontro tra due culture, quella della giovane e impegnata maestra e quella del mondo contadino del tempo. Una storia, vera e sconosciuta, che è un esempio di lotta e di speranza».


Recensendo lo spettacolo per Teatro e Critica, Lucia Medri scrive: «Non ci sono cattedre, né sedie, ma tappeti, dove riposare, tavoli dove mangiare insieme e lenzuoli su cui disegnare mentre si ascoltano le musiche popolari. Grazie a una drammaturgia pedagogica che si relaziona al pubblico insegnando alcuni passaggi politici del testo, emergono i temi del “farci bambini”, dell’educare senza autorità, dell’insegnamento che deve emanciparsi “dai programmi imposti perché la scuola non è un’idea astratta”. E tra una parola in dialetto, un canto e un capriccio, il pubblico riscopre il bisogno di una scuola anche senza libri che si faccia luogo, dove i bambini vanno anche “solo” per essere educati alla pulizia, allo stare insieme, al rispetto reciproco».



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